I PFAS sono detti “inquinanti eterni”: restano per anni in acqua, suolo e persino nel sangue umano. L’UE si sta muovendo rapidamente per bloccarli. A fine 2024 i legislatori hanno approvato nuovi valori limite per gli scarichi industriali, con piena conformità richiesta entro il 2027.¹
Se il tuo impianto scarica in un fiume o in un depuratore urbano, questi limiti finiranno nel tuo permesso. Rimandare comporta due rischi: multe per non conformità e lunghi tempi di consegna per i filtri idonei. Di seguito trovi una guida chiara su cosa cambia e come agire.

1. Quali sono i nuovi numeri?

Le regole fissano un limite combinato di 1 µg/L per il totale PFAS nella maggior parte dei settori industriali e 0,2 µg/L per quelli sensibili come alimentare e farmaceutico. Alcuni PFAS specifici (PFOS, PFOA, PFHxS) mantengono limiti ancor più bassi, spesso nell’ordine dei nanogrammi. Le autorizzazioni locali possono imporre valori ancora più severi.

2. Perché i PFAS sono così difficili da rimuovere?

Queste molecole hanno un legame carbonio-fluoro che resiste al calore e ai normali processi biologici. I trattamenti standard—chiarificatori, filtri a sabbia, persino molti stadi biologici—li toccano a malapena. Servono tre possibili “finiture”:

  • Carboni attivi granulari (GAC) – mezzo economico, da sostituire spesso.
  • Resina a scambio ionico – maggiore capacità, costo più elevato.
  • Osmosi inversa (RO) – miglior rimozione, ma alto consumo energetico e salamoia da gestire.

Molti impianti installano prima il GAC, poi aggiungono RO o resina se i risultati restano fuori limite.

3. Come costruire un piano di adeguamento semplice

  • Passo 1 – Analizza l’acqua. Invia un campione composito 24 h a un laboratorio in grado di misurare PFAS totali e singoli fino a ng/L.
  • Passo 2 – Fai un bilancio di massa. Portata × concentrazione. 100 m³/giorno a 3 µg/L = 300 mg PFAS/giorno in uscita. Questo dato dimensiona i mezzi filtranti.
  • Passo 3 – Scegli la prima barriera. Il GAC copre molti casi. Con portate elevate conviene separare il flusso e trattare solo la frazione che porta PFAS (spesso i risciacqui, non l’acqua di raffreddamento).
  • Passo 4 – Fai un pilota prima di acquistare. Un skid a noleggio per un periodo definito mostra la realtà: perdite di carico, vita del mezzo, risultati di laboratorio. Il canone è molto più basso di un investimento errato.
  • Passo 5 – Inserisci il costo nel CAPEX 2026. I tempi di consegna per grandi skid RO già raggiungono 10–12 mesi. Ordina nel 2026, non nel 2027.

4. E per i fanghi e i mezzi esausti?

I PFAS non spariscono: si spostano. Carboni o resine esausti sono rifiuti pericolosi e richiedono incenerimento a alta temperatura. Prevedi il costo di smaltimento già ora—circa 1 000 €/t nella maggior parte degli Stati UE.

5. Persone e competenze

I team di impianto dovranno eseguire nuovi controlli: campionamento, sostituzione media, gestione salamoie. Bastano brevi corsi di formazione: due ore in aula e una ora presso lo skid.

6. Collegamenti ad altre normative

Il limite PFAS si intreccia con la Direttiva sulle Emissioni Industriali e la Direttiva Acque Potabili, che già impongono valori molto bassi per singoli PFAS. Rispettare lo scarico tutela i rubinetti a valle e facilita futuri rinnovi di autorizzazione.

Punti chiave

  • Entro il 2027 l’acqua industriale nell’UE deve rispettare limiti PFAS rigorosi.
  • I trattamenti classici non bastano: aggiungi GAC, scambio ionico o RO.
  • Analizza, testa e ordina per tempo per evitare lunghi lead time.
  • Pianifica lo smaltimento dei mezzi esausti; i PFAS non spariscono.

ProjectZero supporta le aziende a comprendere i cambi normativi e a scegliere le soluzioni più adatte. Ricorda: agire nel 2025 costa meno di una corsa last-minute nel 2027.

¹ EU Environment press note, “New wastewater rules include PFAS limits” December 2024