
Promuovere la salute nei luoghi di lavoro non è più una semplice iniziativa di buona volontà. Con l’arrivo del Protocollo WHP (Workplace Health Promotion), la promozione della salute entra ufficialmente tra le misure di prevenzione obbligatorie, al pari di estintori e DPI. Per le PMI italiane, questo significa ridurre malattie croniche, assenze e infortuni, ma anche proteggere la redditività e la continuità produttiva.
Dal poster motivazionale al Protocollo WHP certificato
In passato, le iniziative aziendali di benessere si limitavano a qualche poster motivazionale o a sporadiche attività sportive. Il Protocollo WHP ha cambiato approccio: introduce obiettivi misurabili su alimentazione, attività fisica, dipendenze e benessere mentale, inserendoli nel ciclo Plan-Do-Check-Act. Sono previsti audit periodici di enti terzi, trasformando la salute in una procedura certificata parte integrante del sistema di gestione HSE.
Il contesto italiano: Lombardia e Lazio aprono la strada
Il percorso è partito in Lombardia con la rete Luoghi di lavoro che Promuovono Salute, che oggi conta centinaia di imprese, un manuale operativo e una piattaforma online per il caricamento dati.
Nel 2024 anche la Regione Lazio ha pubblicato un Vademecum WHP, adattando il modello OMS al territorio locale con il supporto di INAIL, sindacati e associazioni datoriali. Altre regioni stanno seguendo l’esempio, mentre a livello nazionale si discute l’inclusione degli indicatori WHP nei requisiti per ottenere le riduzioni sul premio assicurativo INAIL.
Perché le PMI devono aderire subito al Protocollo WHP
Molte piccole e medie imprese temono la burocrazia, ma i vantaggi sono concreti:
- 20% di riduzione delle assenze per malattia già nel primo anno.
- Miglioramento della produttività grazie a dipendenti più energici.
- Minore incidenza di errori operativi, soprattutto nei settori ad alto rischio come il metalmeccanico e l’alimentare.
- Possibilità di sconti assicurativi grazie alla certificazione WHP.
Come adottare il Protocollo WHP senza appesantire la struttura
Il percorso di implementazione può essere snello:
- Nomina di un referente interno (spesso l’RSPP).
- Raccolta dei dati iniziali su mensa, assenze, infortuni e livello di sedentarietà.
- Definizione di un obiettivo realistico (es. riduzione zuccheri in mensa del 10% o supporto alle dipendenze).
- Monitoraggio dei risultati ogni tre mesi e aggiornamento delle azioni.
Tutto il piano può essere riassunto in poche pagine e integrato con gli strumenti già previsti dalla valutazione dei rischi.
Costi, incentivi e ritorno dell’investimento
L’adozione del Protocollo WHP non richiede investimenti pesanti:
- piccoli interventi su mensa e formazione,
- qualche ora di formazione interna,
- piattaforme digitali gratuite messe a disposizione dalle ASL.
Il ROI è rapido: in meno di due anni i benefici coprono ampiamente i costi grazie a minori assenze, premi assicurativi ridotti e maggiore efficienza nei picchi produttivi.
Cosa aspettarsi nei prossimi anni
Il Ministero della Salute valuta di legare il rating di legalità delle imprese a indicatori WHP. Inoltre, le nuove direttive europee sulla salute mentale estenderanno ulteriormente il campo di applicazione del protocollo. Le aziende che aderiranno oggi si troveranno in vantaggio competitivo, meglio posizionate nei bandi e più attrattive verso clienti che richiedono criteri ESG e sostenibilità sociale.
Conclusione
Il Protocollo WHP non è un lusso per multinazionali, ma un investimento strategico per le PMI italiane. Significa proteggere la salute dei lavoratori, rafforzare la continuità operativa e migliorare la reputazione aziendale.
Agire ora permette di trasformare la salute in azienda da costo a vero asset competitivo.
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